Il festival offre un’ampia gamma di appuntamenti pubblici, con l’obiettivo di avvicinare la cittadinanza ai temi della ricerca universitaria attraverso linguaggi, espressioni culturali e artistiche fruibili e aperte: una vera festa dei saperi che ha il suo cuore pulsante negli spazi del Complesso Beato Pellegrino, sede del DiSLL. Con mostre, letture, dialoghi, concerti, film e spettacoli teatrali il Beato Pellegrino apre le proprie porte a tutta la cittadinanza.
Il festival fa parte del più ampio progetto di Terza Missione Avvicinamenti – Dire e disdire il male, frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Biomediche (DSB) e il Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari (DiSLL).
Il progetto prevede un ciclo di appuntamenti che, fino a dicembre 2025, offriranno al pubblico l’opportunità di conoscere temi e specifiche aree di ricerca: dalla malattia alla cura, dalla prevenzione alla resilienza, in una prospettiva che combina l’aspetto comunicativo a quello artistico e culturale.
L’inaugurazione vedrà i saluti istituzionali di Gabriele Bizzarri, Direttore del DiSLL e Rosario Rizzuto, Direttore del DSB, a cui seguirà la presentazione del Progetto congiunto di Terza Missione “Dire e disdire il male: raccontare il cancro, la malattia e la guarigione” e del programma del Festival “Avvicinamenti: dire e disdire il male” da parte di Tatiana Moro, delegata Terza Missione DSB e Omar Khalaf, delegato Terza Missione DiSLL.
L’evento si concluderà con la lettura di passi tratti da opere letterarie offerte da studenti e dottorande/i afferenti ai due Dipartimenti coinvolti.
La mostra, a cura di Jan Baetens, è dedicata a un genere oggi perlopiù dimenticato: il fotoromanzo a soggetto cinematografico, o cineromanzo, uno dei tanti modi nei quali il cinema può apparire su carta.
Inaugurazione della mostra con Jan Baetens
Intervengono con il curatore Denis Brotto e Luigi Marfè.
La Biblioteca Beato Pellegrino di Studi Letterari, Linguistici, Pedagogici e dello Spettacolo espone libri collegati all’evento.
Visita guidata al complesso Socio Sanitario Ospedale ai Colli. Presentazione a cura di Maria Cristina Zanardi, che racconterà la storia del luogo e della sua destinazione originaria quale ospedale psichiatrico, nel primo Novecento.
Psicoterapeuta, Sara Cuticchio racconta la pratica da lei elaborata, che utilizza la costruzione di pupi siciliani in dimensioni ridotte nel contesto di un percorso di cura rivolto principalmente ai bambini.
In La Carota anche i burattini si ammalano, combattono contro le fobie e i propri traumi infantili.
Visita guidata al complesso Socio Sanitario Ospedale ai Colli. Presentazione a cura di Maria Cristina Zanardi, che racconterà la storia del luogo e della sua destinazione originaria quale ospedale psichiatrico, nel primo Novecento.
Con questa iniziativa si intende rendere omaggio alla magnifica fioritura fantastica (o esplicitamente horror) che sta attraversando la produzione letteraria e cinematografica ispanoamericana ultracontemporanea…
La tipizzazione registra i possibili donatori di midollo osseo in un registro internazionale. Solo una persona ogni 100.000 è compatibile con chi è in attesa di un trapianto, ma nella rara eventualità si viene contattati per effettuare un prelievo.
Un pomeriggio di dialogo aperto alla cittadinanza per riflettere insieme su malattia, diritti, discriminazioni e narrazioni legate all’esperienza oncologica. Tre realtà attive sul territorio condivideranno sguardi e pratiche di cura che vanno oltre l’ambito strettamente clinico:
La scrittura come rimedio. Il foglio bianco come rifugio: raccontare il dolore si può? Si deve? Quando non resta altro che una penna e un taccuino. Scrivere la malattia – scrivere la perdita è un laboratorio di scrittura in cui l’atto dello scrivere diventa strategia per alleviare il dolore accettando la malattia o la perdita, o, più semplicemente, per non dimenticare.
Alternando canzoni, racconti e letture, Giulio Casale ripercorre la vicenda umana e artistica di Giuseppe Berto, scrittore di grande interesse, e tuttavia quasi dimenticato.
Una esistenza incline al tragico, le sue scelte coraggiose, il suo trovarsi “dalla parte del torto”, fanno di Berto un simbolo capace ancora oggi di interrogarci a fondo su che cosa rappresentino gli ideali di coerenza, libertà intellettuale, anticonformismo.
Madrigali a cinque voci di Adriano Willaert, Orlando di Lasso, Luca Marenzio e Claudio Monteverdi.
La scrittura come rimedio. Il foglio bianco come rifugio: raccontare il dolore si può? Si deve? Quando non resta altro che una penna e un taccuino. Scrivere la malattia – scrivere la perdita è un laboratorio di scrittura in cui l’atto dello scrivere diventa strategia per alleviare il dolore accettando la malattia o la perdita, o, più semplicemente, per non dimenticare.
Come integrare l’arte nelle pratiche riabilitative per persone con disturbo neurocognitivo, nel rispetto della disciplina, dei suoi professionisti e dei luoghi ad essa deputati?
La scrittura come rimedio. Il foglio bianco come rifugio: raccontare il dolore si può? Si deve? Quando non resta altro che una penna e un taccuino. Scrivere la malattia – scrivere la perdita è un laboratorio di scrittura in cui l’atto dello scrivere diventa strategia per alleviare il dolore accettando la malattia o la perdita, o, più semplicemente, per non dimenticare.
Con questa iniziativa si intende rendere omaggio alla magnifica fioritura fantastica (o esplicitamente horror) che sta attraversando la produzione letteraria e cinematografica ispanoamericana ultracontemporanea…
In una scenografia che richiama un’aula scolastica, gli spettatori saranno allievi di un docente molto speciale, lo scrittore triestino Mauro Covacich che, nel centenario della pubblicazione de La coscienza di Zeno, ha scritto e messo in scena una straordinaria performance teatrale dedicata all’autore che nel Novecento italiano ha più di tutti messo a tema, con ironia, le malattie dell’animale uomo.
La scrittura come rimedio. Il foglio bianco come rifugio: raccontare il dolore si può? Si deve? Quando non resta altro che una penna e un taccuino. Scrivere la malattia – scrivere la perdita è un laboratorio di scrittura in cui l’atto dello scrivere diventa strategia per alleviare il dolore accettando la malattia o la perdita, o, più semplicemente, per non dimenticare.
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